mercoledì 2 novembre 2011

DOPPIO RIFLESSO - IL NUOVO LIBRO DI MICHELE AINIS Anteprima

DOPPIO RIFLESSO - IL NUOVO LIBRO DI MICHELE AINIS Anteprima

Longanesi annuncia l'uscita, nel 2012, del nuovo libro del costituzionalista Michele Ainis. "Doppio Riflesso", questo il titolo, ruota intorno alla personalità di un "io narrante" alle prese con un mondo confuso e in cerca di nuova identità. E' l'uomo di oggi, certo. Ma chi è davvero il protagonista?
Seguiamo le note di presentazione. E' «un agente di commercio che rischia di perdere il lavoro, o il misterioso Arturo, un suo sosia che lo mette in cattiva luce con i vicini e con le donne, rovinandogli tutti i rapporti e facendogli terra bruciata attorno?»
«E chi è l'uomo che lo aspetta sotto casa offrendogli una copia rarissima del Necronomicon, il libro immaginario raccontato da Lovecraft, il sogno di ogni bibliofilo, l'opera dotata di poteri misteriosi, capace di evocare spiriti arcani e provocare allucinazioni? E che cosa c'entra il Necronomicon con il diario sul quale il protagonista cerca di fissare la sua angosciante ricerca di spiegazioni per dare un senso alla sua vita e ritrovare la sua identità? E Gea, la misteriosa bibliotecaria incontrata sulla spiaggia, che ruolo ha in questa vicenda?».

Dopo il grande successo de "L'Assedio. La Costituzione e i suoi nemici", uscito a gennaio 2011, Ainis tornerà in libreria questa volta in vesti di narratore. Un anuncio che sta già generando, nel vastyo pubblico che lo segue, fra l'altro, attraverso gli editoriali sul Corriere della Sera, attesa ed emozione.

L'AUTORE

Michele Ainis è ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’università di Teramo, in cui è stato prorettore vicario (nel 2001) e preside della facoltà di Giurisprudenza (dal 2001 al 2005). Ha pubblicato numerosi saggi (da ultimo Vita e morte di una Costituzione, Laterza 2006), è membro del comitato di direzione di varie riviste giuridiche, ed ha tenuto conferenze in Italia e all’estero. Dal 1998 è editorialista della Stampa di Torino, dopo aver collaborato al Corriere della sera. Nel 2003 è stato eletto nel direttivo dell’Associazione italiana dei costituzionalisti. Coordina la Scuola di scienza e tecnica della legislazione “Mario D’Antonio” costituita presso l’Isle. Ha fatto parte di varie commissioni ministeriali di progettazione e di studio

Le note biografiche sono tratte da Ethica Forum
(http://www.ethicaforum.it/michele-ainis.html).

ETHICA è un'organizzazione non a fini di lucro fondata nel 1991 e con base ad Asti, Italia.

(articolo preso da www.labarbarie.it di Renato d'Andria)

Si scrive Montezemolo, si legge Pomicino

Si scrive Montezemolo, si legge Pomicino


La domanda è: «comprereste un’auto usata da quest’uomo (foss’anche una Ferrari)?
Gli dareste in mano il volante del Paese?». Il primo atto politico dell’ “Italia dei carini”
- direbbe Crozza dell’Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo - non è un gesto
estetico, o il frutto di un think tank o di un advocacy group. No. Nasce come intrigo di
palazzo dalla più flaccida fisiognomica democristiana. Paolo Cirino Pomicino. Accade
che la notte prima del voto di fiducia berlusconiano, la forma astrale di Luca Cordero di Montezemolo s’impossessi del corpo di Cirino Pomicino; il quale, levatosi di soprassalto,
in trance andreottiana comincia a telefonare come un pazzo a tutti i parlamentari incerti
chiedendo loro di non votare la fiducia perché Montezuma li avrebbe «accolti a braccia
aperte». La notte, per Luca, è un’affezionata location. Conferma il sottosegretario Aurelio
Misiti: «Questa notte Montezemolo ha contattato Giustina Destro e Fabio Gava, convincendoli a voltare le spalle al Cavaliere. Ha preso contatti con altri. Di sicuro con Catia Polidori...» (e il Berlusca sbuffa: «Montezemolo voleva convincere Polidori a
mollarci. Sono stata costretto a nominarla viceministro»).
L’Italia Futura si accinge naturalmente a smentire i «fantasiosi retroscena che
attribuiscono a questa Associazione e al suo Presidente, manovre per convincere
deputati della maggioranza a votare contro il Governo». Ma un fatto è certo. Dopo tanto
traccheggiare, Duca Corbezzoli di Montescemolo - direbbe Dagospia - ha mosso il primo
passo in politica. Purtroppo, il passo sbagliato. Berlusconi l’ha sfangata ancora,
dimostrando forse d’essere il più democristiano di tutti; ma il punto è un altro.
Proprio mentre nella sua Ferrari scoppiano casini ciclopici con operai che s’inchiodano ai
pit stop, Montezuma invece di mostrarsi auriga del nuovo, adotta ineffabili strategie da
vecchissima repubblica. Non esce mai allo scoperto e manda in avanguardia i suoi
Talleyrand; blandisce i peones come i «due partecipanti alle cene di Scajola» (rivelò
Fabrizio d’Esposito sul Fatto); applica indifferentemente con Beppe Fioroni e Santo
Versace, Andrea Romano e Irene Tinagli la medesima fascinazione che ha usato in tutta
la vita per ottenere sempre il massimo risultato col minimo sforzo. Eppure non v’è nulla, in circolazione, di più vecchio, di più visceralmente osmotico alla prima Repubblica di Montezuma.
E non lo dicono solo insospettabili come De Magistris o Paolo Ferrero. Per Luca parla la
storia personale che trascende sorriso vaporoso e ciuffo ribelle: i tentativi di raccomandazioni in Rai intercettati con Bisignani; la cacciata dalla Fiat da parte di Romiti perché si «vendeva gli incontri con Agnelli»; i conflitti d’interessi presenti e futuri anche a causa della sua società ferroviaria Ntv, che nel caso di premierato, «inciderebbe sul futuro dei trasporti su rotaia», teorizza Stefano Feltri nella biografia “Il Candidato - tutti
conoscono Montezemolo, nessuno sa chi è davvero”. Un titolo, peraltro, fuorviante: sono
in molti a sapere chi è davvero Monty. Basta solo ricordarglielo ogni tanto...

Francesco Specchia
articolo tratto da Libero del 16/10/2011

(articolo preso da www.labarbarie.it )

Oltre l’Italia degli “sfascisti” (e dei media al loro seguito).

<b>Oltre l’Italia degli “sfascisti” (e dei media al loro seguito).</b>

Va condiviso in pieno quanto ha scritto il direttore del Tempo, Mario Sechi, nelle ore degli scontri che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, lo scorso 15 ottobre. «Quello che sta succedendo – scrive Sechi - è figlio di una cultura sbagliata che affonda le radici nel crollo dell’alta educazione, di un piagnisteo mediatico che giustifica la violenza e in molti casi la incoraggia, di un’ignoranza che gronda dagli stereotipi dei commenti televisivi, tracima dal senso di colpa di un establishment senza pudore che riesce a dar ragione insieme alla Bce e agli Indignados, un caso clinico di schizofrenia che affligge una parte della classe politica, quella che ha appaltato il pensiero alla tecnocrazia, mentre gli amici banchieri si riempivano la pancia di spazzatura finanziaria».

Aggiungo che a soffiare sul vento delle tensioni è stata, nel corso degli ultimi mesi di crisi economica e sociale, proprio quella certa parte della classe politica di sinistra che oggi si straccia le vesti per denunciare ogni forma di violenza (spingendosi perfino ad evocare la Legge Reale, come ha fatto Di Pietro), ma fino a ieri aizzava il malcontento delle folle in piazza con il fine ultimo del proprio tornaconto elettorale, da conquistare spingendo sul chiodo fisso della “fine del berlusconismo” ad ogni costo.

Il risultato del perdurante atteggiamento “sfascista” di questa parte della classe politica non è solo la Roma che abbiamo sotto gli occhi, ridotta come all’indomani di una guerra civile, ma soprattutto il depauperamento ulteriore del Paese e della sua affidabilità sullo scenario internazionale. Il che, tradotto in termini economici, significa risorse ancor più ridotte, sia per offrire concrete risposte alle richieste dei cittadini, sia per avviare una possibile ripresa. (
Renato d’Andria )


Di contro, mentre i demolitori di sinistra portano a compimenti i loro piani, esiste sull’estero un’immagine del Paese che, nonostante tutto, “tiene”.
Il riferimento, che risale ad appena qualche giorno fa, è ad un incontro pubblico tenutosi a Londra presso il ministero dell’Industria, nel corso del quale esponenti del governo Cameron hanno discusso, fra l’altro, della situazione italiana, messa recentemente sotto i riflettori anche dalla Bce. «L’Italia – è stato affermato da esponenti dell’esecutivo britannico – è un Paese dipinto a tinte fosche da buona parte della sua stessa stampa, ma se guardiamo i numeri, ci accorgiamo che la drammatica situazione riportata sui giornali non sempre corrisponde a dati reali. Per fare un solo esempio – è stato sottolineato – il tasso di disoccupazione è inferiore rispetto al nostro ed anche in materia di pensioni il sistema italiano può dare ancora oggi dei punti a quello inglese».
La conclusione non ha potuto che trovare d’accordo la delegazione d’imprenditori italiani a Londra della quale ho fatto parte nei giorni scorsi: «i problemi veri che affliggono l’Italia – ha chiarito il sottosegretario all’industria del governo di David Cameron – sorgono da conflitti politici interni, dallo scontro permanente fra blocchi contrapposti di potere che sfocia poi immancabilmente in rappresentazioni sulla stampa italiana tali da offendere e mortificare un grande Paese, da sempre nostro alleato, come l’Italia».


Renato d’Andria
Segretario nazionale PSDI