giovedì 6 ottobre 2011

I MASS MEDIA HANNO IL DIRITTO DI CRITICARE LA MAGISTRATURA. PAROLA DI CASSAZIONE (Renato d'Andria)


Secondo una importante sentenza della Cassazione, pronunciata qualche settimana fa, i mass media possono attaccare il potere giudiziario. Facendo propria la giurisprudenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che ha definito i giornali i “cani da guardia” della democrazia e delle istituzioni, la Cassazione scrive: «il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla libertà di stampa non consente di escludere che essa si esplichi in attacchi al potere giudiziario». E aggiunge che i mass media «costituiscono il mezzo principale diretto a garantire un controllo appropriato sul corretto operato dei giudici». Ancora la Suprema Corte riconosce che se «da un lato è di enorme interesse per la comunità nazionale la corretta e puntuale esplicazione dell’attività giudiziaria, dall’altro, la critica e cronaca giornalistica volte a tenere o a ricondurre il giudice nell’alveo suo proprio vadano non solo giustificate ma propiziate». La sentenza è stata pronunciata in merito ad un ricorso presentato dall’ex parlamentare Tiziana Maiolo che, in un comizio pubblico, aveva attaccato la Procura di Palermo allora guidata da Giancarlo Caselli paragonandola ad una «associazione a delinquere di tipo istituzionale». Va sottolineato ancora un altro passaggio della sentenza: «all’interno delle società democratiche deve, di conseguenza e soprattutto, riconoscersi alla stampa e mass media il ruolo di fori privilegiati per la divulgazione extra moenia dei temi agitati all’interno delle assemblee rappresentative e per il dibattito in genere su materie di pubblico interesse, compresi la giustizia e l’imparzialità della magistratura». - La Redazione
La ringraziamo per l’importante segnalazione e non possiamo che condividere il parere della Suprema Corte. Anche perché è indispensabile una riforma della legislazione in materia di più ampio diritto all’informazione, ma anche di pene più rigide per quella certa parte della stampa stampa che, al contrario, agisce in nome di interessi di parte e non di quelli collettivi.

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