giovedì 6 ottobre 2011

TV E INFORMAZIONE: PIU’ DEMOCRAZIA O PIU’ ESCLUSIONE SOCIALE? (Renato d'Andria)


Oggi più che mai la classe dirigente ricorre al mezzo televisivo per comunicare con il proprio elettorato. I comizi sono ormai passati di moda, i tavolini ridotti a semplici spazi di propaganda e i circoli di partito a poco più che bar sport di quartiere, ed è quindi proprio attraverso il piccolo schermo che i politici contemporanei cercano più che di comunicare, di influenzare e/o pilotare le posizioni dei telespettatori. Gli elementi di un “talk show” politico comprendono essenzialmente: - Un conduttore spesso arrogante ed apparentemente energico - Rappresentanti dei due schieramenti (Destra e Sinistra) in posizioni visibilmente contrapposte, come in Parlamento - Alcuni eminenti specialisti (economisti, giornalisti, ricercatori, ecc...) presenti in studio o in diretta da posti o località di prestigio - Un pubblico piazzato alle spalle dei politici e posizionato come i tifosi allo stadio. Guardi queste trasmissioni e subito ti vengono immediate alcune considerazioni: - Lo spazio in questione sembra come un’arena in cui si debbano affrontare dei gladiatori - L’eccitazione dello scontro e della prevaricazione domina la scena ed i contenuti che vengono (raramente) esposti passano in secondo piano - Il conduttore apparentemente cerca di smorzare i toni dei contendenti, ma in realtà li fomenta costantemente in quanto ciò che più conta è l’audience e non il far passare messaggi troppo chiari e/o diretti al pubblico a casa - Gli specialisti appaiono quasi sempre come degli “agnellini” nei confronti dei politici in studio, evitando di entrare troppo in contrasto con loro - Il pubblico in studio e a casa non viene quasi mai coinvolto e quando ciò accade, la cosa si risolve in un intervento molto limitato ed incompleto - La telecamera concentra tutta la sua attenzione sui contendenti e sul conduttore, cercando di far risaltare qualsiasi elemento, anche facciale-espressivo, che possa suscitare un interesse maggiore fra il pubblico - La pausa pubblicitaria viene a volte usata per evitare che vengano diffuse cose non previste nella scaletta programmata - Le domande appaiono spesso pilotate e l’impressione è che i politici siano spesso tutt’altro che spontanei nelle loro dichiarazioni. Tutto questo a dimostrazione di quanto siano inutili queste trasmissioni per tutte/i coloro che vogliano davvero farsi una vera e propria cultura politica ed accedere ad informazioni che siano in grado di farli crescere come soggetti civili e quindi anche politici. In parole povere, sono eventi in cui viene diffusa solo una patetica propaganda politica, dai contenuti vuoti e/o effimeri e che si riduce solo ad una blanda espressione di protagonismo da parte dei partecipanti. Quindi, non vedremo mai in tali sedi specialisti davvero scomodi come Gianni Lannes, Gianni Minà o Fernando Imposimato, né vedremo mai conduttori autenticamente costruttivi nel dibattito, né tantomeno vedremo mai il pubblico essere parte effettivamente integrante e partecipe in modo costante dello stesso. E quest’ultimo punto è la prova (semmai ce ne fosse ancora bisogno) che la gente comune è effettivamente esclusa dalla politica e ridotta ad una mera comparsa a cui la classe dirigente ricorre solo di tanto in tanto per avere voti e nulla più! Yvan Rettore

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