martedì 18 ottobre 2011

La stringente attualità del convegno “Dalla Pax Togliattiana alla Pax Berlusconiana” (Renato d'Andria)

Mercoledì 28 Settembre 2011 13:49
E’ stato solo un puro caso che il premier Silvio Berlusconi si sia recato al Colle proprio il 22 settembre, lo stesso giorno in cui in cui si trovavano a confronto alcuni fra gli esponenti di punta del mondo giuridico, della politica e del panorama giornalistico, sull’ipotesi di una Pax Berlusconiana?
Nel corso dell’incontro col capo dello Stato Giorgio Napolitano, Berlusconi ha inteso rassicurare il Paese circa la sua ferma volontà di condurre in porto la legislatura, quasi a replicare alle voci di “exit strategy” che si rincorrono da più parti e che sono culminate, appunto, nell’ipotesi avanzata durante il convegno tenutosi al Capranichetta ieri, 21 settembre.
Coordinati da un brillantissimo Mario Sechi, i relatori hanno dato vita ad un acceso confronto sulle reali possibilità di individuare una via d’uscita percorribile dalla morsa della crisi, «che è crisi politica prima ancora che economica».
Il concetto di Pax Berlusconiana è stato illustrato in apertura da Renato d’Andria, presidente della Fondazione Gaetano Salvemini che ha promosso l’incontro. Per d’Andria, l’autentica guerra civile e giudiziaria che ha fin qui dilaniato il Paese può trovar fine in un provvedimento legislativo che, andando ben oltre amnistia e condono, conduca in tempi rapidi ad una sorta di pacificazione nazionale e restituisca così slancio ad un’economia in ginocchio.
Non guerra civile è stata – a giudizio di Oliviero Beha, mapiuttosto una “pace incivile” da cui si fa fatica ad uscire. Giudizio sostanzialmente condiviso da Filippo Facci di Libero, le cui previsioni circa la reattività degli italiani risultano ancor più fosche. Anche perché si continua ad assistere a paradossi come quello ricordato da Roberto Giovannini de La Stampa: «in Italia spingiamo per l’uso dei mezzi pubblici, ma stiamo chiudendo l’unica fabbrica di autobus che era rimasta aperta nel Paese».

Di tutto rilievo sono poi arrivate, sul versante delle azioni da intraprendere, le analisi del costituzionalista Michele Ainis, il quale ha posto sul tappeto, con la consueta efficacia, alcuni fra i rimedi possibili alla attuale crisi di sistema. Tanto per cominciare, meccanismi di “revoca dell’eletto”, quando necessario, analogamente a quanto già accade in diversi Paesi del mondo occidentale; e poi potenziamento delle iniziative di legge popolare che, così come si configurano attualmente, altro non sono se non «una supplica al sovrano», e in quanto tali vengono trattate. Al professor Ainis ha fatto eco Giuseppe Fortunato dell’Autorità Garante per la Privacy, avvocato, da sempre schierato in difesa della partecipazione popolare anche in quanto fondatore del vasto movimento “Civicrazia”.
«Ma la vera priorità – ha detto Rocco Buttiglione – resta la riforma dei partiti». Nel corso del convegno il presidente Udc ha annunciato infatti la proposta di legge che prevede, fra l’altro, meccanismi di obbligatorietà della democrazia interna, norme precise sull’uso del denaro pubblico e candidature scelte attraverso primarie a scrutinio segreto.
Anche perché «continuando di questo passo, con le cricche dei banchieri a decidere sui destini del mondo – ha osservato con la solita grinta il senatore Idv Elio Lannutti – ai nostri figli lasceremo in eredità solo carte revolving scadute…».
Se Elio Veltri aveva scaldato la sala in apertura con l’appassionato ricordo d un insegnamento attualissimo, quello di Gaetano Salvemini, non meno coinvolgente è stata la conclusione del convegno, con un Sergio D’Elia, presidente di Nessuno Tocchi Caino, che ha toccato i tasti più dolenti del Paese e della nostra coscienza. «Non di debito pubblico a carattere finanziario si deve parlare – ha detto D’Elia – ma di un debito ben più pesante, quello che la giustizia italiana ha accumulato nei confronti della popolazione, con una montagna da 3 miloni e 300 mila processi pendenti ed una “amnistia clandestina”, riservata ai ricchi, che si chiama prescrizione».

Roma, 22 settembre 2011

Ufficio stampa Fondazione Gaetano Salvemini
Rosa Rita Pennarola (Renato d'Andria)

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