martedì 10 maggio 2011

EBRAISMO CRISTIANO: LA CIRCONCISIONE DI CUORE

A volte basta leggere poche righe per avere chiare illuminazioni su problematiche certamente difficili, che si pensa di risolvere con studi eccessivi, che però disperdono spesso l’angolazione giusta per vedere il problema.


Il mio problema, a cui penso di trovare una risposta, è il rapporto iniziale tra ebraismo e cristianesimo nella prospettiva del suo rapporto finale, in questi ultimi giorni.


Leggendo il sotto riportato articolato di Atti nel Nuovo Testamento, noto come il problema della circoncisione, si presentò chiaramente nell’alveo del gruppo ebraico in cui si formò quello che è stato successivamente chiamato “cristianesimo”. Questo gruppo soleva chiamarsi in ebraico talmidei Yeshua (i discepoli di Gesu’) o maaminim (credenti), non era altro che un’interpretazione specifica e importante di tutta la storia ebraica, come hanno cercato di fare altri rabbini e movimenti ebraici di quel periodo storico.


Mentre altri predicavano le scritture ebraiche incluso il messaggio del rabbino Gesu’, vi sorse la questione della conversione dei gentili (non ebrei). La risposta di Pietro alla richiesta di circoncidere anche i Gentili convertiti, ci mostra come la semplificazione rituale, se ispirata da Dio, non perde il suo motivo originale di salvezza. Anche Giacomo indica, sempre nel testo sottostante, che le cose fondamentali sono di ordine morale, per piacere a Dio.


Per esempio, se un circonciso fornica non è accetto a Dio come se lo fa un Gentile non circonciso. Allora, io arrivo alla conclusione che tutti i riti religiosi, anche se autentici, cioè rivelati veramente da un Dio vero a veri profeti, possono non essere il discrimine tra verità e falsità, se non avviene una circoncisione di cuore.


Se i Testi del Nuovo Testamento sono veri, l’esempio dell’atteggiamento intollerante e violento di alcuni membri del nel Sinedrio al tempo di Ponzio Pilato è una chiara testimonianza che, pur nella religione più autentica e profetica esistente al mondo, l’ebraismo, se si perde il senso di mitezza e umiltà, lo stesso lo scopo finale di essere simili a Dio, quali figli di un Dio, per l’umanità non si realizza.


Infine credo che il rapporto iniziale tra cio’ che noi chiamiamo Cristianesimo ed Ebraismo nella storia umana possa indicarci elementi utili per comprendere come debba svolgersi il rapporto finale, nei nostri giorni appunto tra Ebraismo e Cristianesimo. Credo che, rileggendo le parole di Pietro e Giacomo, ebrei che hanno fondato il movimento “cristiano” non staccandosi dall’ebraismo, quindi sempre rimanendo ebrei, possiamo comprendere, come chiudendo gli occhi, cosa conta veramente e come l’unità sia invero reale e possibile, se l’atteggiamento è in noi lo stesso di questi primi ebrei cristiani.


E’ interessante in Atti 16 (Nuovo Testamento) vedere con quanta semplicità Paolo circoncise un cristiano di madre ebrea, Timoteo, che non era stato circonciso alla nascita, solo per rendere più normale il rapporto sociale che fosse preludio a miglior rapporto spirituale di ordine caritatevole.


Da questo io noto come il formalismo debba essere asservito ai motivi spirituali che concordano nel principio cristiano di volere veri adoratori in Spirito e Verità, piuttosto che adoratori formalisti, che non sentono neppur il vero significato delle forme autenticamente date da Dio agli uomini, ma che sempre devono restare nell’ambito del significato sentito e spirituale, nel cuore di ogni singola persona che si approccia alla religione divina.


Vorrei infine, avendo parlato della circoncisione, comprendere un concetto che può seriamente unire ebrei e cristiani, come lo furono all’inizio del propagarsi del pensiero cristiano, principalmente nell’ambito dell’ebraismo, il concetto è: “circoncisione di cuore”. I circoncisi di cuore sono coloro che non danno nulla per scontato, che hanno un atteggiamento di apprendimento verso gli eventi della vita.


Si tratta della mitezza e umiltà di cuore.
Questo atteggiamento è possibile riscontrarlo nelle persone, e non è una caratteristica di una sola religione.
L’atteggiamento mite e umile non vuol dire accogliere il pensiero altrui senza porre domande o svolgere una ragionamento critico verso ciò che viene proposto, se non è conforme alle convinzioni profonde di chi lo riceve.
Il mite e umile di cuore crede nella libertà di coscienza. Lascia a tutti la libertà di esprimere le idee in cui crede, anche se può non condividerle.
Allora come mai nella storia ci sono stati così tanti tribunali di inquisizione, come la Chiesa cattolica ha conosciuto, ma anche i dirigenti del Sinedrio (che si riteneva l’autorità del popolo ebraico) che con il complotto politico con Ponzio Pilato ha condannato Gesu’ ne sono stati esponenti esemplari?
Secondo me è il timore , che contraddice alla fede, che determina tale opposizione priva di mitezza e umiltà, soprattutto da parte di consessi e persone rivestite di potere sugli altri.
Probabilmente sono due i fattori che incidono in questi atteggiamenti persecutori e non miti e umili.
Il timore che le proprie convinzioni siano sconfessate, il che fa pensare che tali credenze non siano molto solide interiormente, e hanno bisogno dell’appoggio sociale per essere ritenute valide.
Il secondo motivo credo che è da ravvisarsi nell’ulteriore timore che lasciar esprimersi idee contrastanti alle proprie possa danneggiare la popolazione di cui ci sente essere la guida, e quindi responsabili.
Qui appunto il senso timoroso della responsabilità del potere, anche in buona fede, fa una parte veramente grande. Se poi si tratta di potere mantenuto, per scopi egoistici e di guadagno economico, la buona fede va tolta, e resta solo la mancanza di fede.
La circoncisone di cuore è appunto la conversione a un Dio amorevole con metodi amorevoli e di fede.
E’ per questo che credo che tra Ebraismo e Cristianesimo, in questi ultimi giorni, si possa ritrovare la comune radice e quindi tolleranza reciproca, solo se coloro, sui due fronti, che dialogano, sono persone miti ed umili di cuore, circoncisi di cuore.

(Dr. Jonathan Curci con la supervisione di Renato D'Andria)

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